II DOMENICA DI PASQUA C
Il Signore, pur amando i suoi, li mandò nel mondo a patire
Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, 26,1-2
La prima domanda che ci pone questo testo evangelico è come potesse essere reale il corpo del Signore dopo la risurrezione, dal momento che aveva il potere di attraversare le porte chiuse. Ma bisogna sapere che le opere di Dio non sarebbero più mirabili se fossero comprensibili dalla nostra mente; né si ha il merito della fede quando la ragione umana fornisce le prove.
Dobbiamo considerare alla luce di tutta l’opera del Redentore quelle azioni che per se stesse non si possono comprendere, affinché i mirabili fatti della sua vita offrano argomento di fede a quanto ci appare più sorprendente. Infatti il corpo del Signore che entrò nel cenacolo a porte chiuse era quello stesso che al momento della sua nascita uscì agli occhi degli uomini dal grembo intatto della Vergine. Perché dunque meravigliarsi se dopo la risurrezione entrava a porte chiuse già vincitore in eterno, egli che era uscito dal seno intatto della Vergine quando era venuto per morire? Ma poiché la fede di coloro che contemplavano il suo corpo era titubante, subito mostrò loro le mani e il fianco, e fece toccare quella carne che era passata attraverso le porte chiuse.
In modo meraviglioso e incomparabile il nostro Redentore mostrò dopo la risurrezione il suo corpo incorruttibile ma palpabile, affinché l’incorruttibilità invitasse a conquistare il premio, e la possibilità di toccarlo fosse una conferma per la fede. Si mostrò incorruttibile e palpabile anche per dimostrare che il suo corpo dopo la risurrezione aveva la stessa natura, ma una diversa gloria.
Disse ai discepoli: «Pace a voi. Come il Padre ha mandato me, così io mando voi» (Gv 20,21). Cioè: come il Padre, che è Dio, ha mandato me che sono Dio, così anch’io che sono uomo mando voi, uomini.
Il Padre mandò il Figlio a incarnarsi per la redenzione del genere umano. E pur mandandolo nel mondo verso la Passione, tuttavia amava quel Figlio che mandò a patire. Anche il Signore mandò nel mondo gli apostoli che si era scelti, non a godere ma come lui a patire. Dunque il Figlio è amato dal Padre, eppure vien mandato a soffrire; così, anche i discepoli sono amati dal Signore, e tuttavia sono mandati nel mondo a soffrire.
Per questo egli stesso dice: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21); cioè: consegnandovi allo scandalo di coloro che vi perseguiteranno, io vi amo con lo stesso amore con cui mi ama il Padre, che pur mi ha consegnato alle sofferenze della Passione.
Il fatto che dica di essere mandato, si può tuttavia intendere anche riguardo alla sua natura divina. Infatti si dice mandato dal Padre quello stesso Figlio che dal Padre è stato generato. Allo stesso modo, anche il Figlio promette di mandare, benché non incarnato, lo Spirito Santo che è uguale al Padre e al Figlio: «Quando verrà, dice, il Consolatore che io vi manderò dal Padre» (Gv 15,26). Se dunque dovessimo interpretare il verbo «essere mandato» soltanto nel senso di incarnarsi, senza dubbio non si sarebbe potuto applicare allo Spirito Santo poiché non si è mai incarnato. Ma la sua missione è nella sua stessa processione dal Padre e dal Figlio. E come dello Spirito si può dire che è mandato perché procede, così anche del Figlio che è generato non impropriamente si dice che è mandato.
Vangelo Gv 20, 19-31
Otto giorni dopo, venne Gesù.Dal vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.