mercoledì 27 gennaio 2016

Ambrogio, L'invidia nemica della misericordia (IV Domenica Tempo Ordinario C)

IV Domenica Tempo Ordinario C


Ambrogio, L’invidia nemica della misericordia
Omelie su Luca (4,46s)

"In verità vi dico che nessun profeta è accetto in patria sua" (Lc 4,24). L’invidia non si manifesta mai per metà: dimentica dell’amore tra concittadini, fa diventare motivi di odio anche le naturali ragioni di affetto. Ma con questo esempio, e con queste parole, si vuol indicare che invano tu potresti attendere la grazia della misericordia celeste, se nutri invidia per la virtù degli altri; Dio, infatti, disprezza gli invidiosi e allontana le meraviglie del suo potere da coloro che disprezzano, negli altri, i doni suoi. Le azioni del Signore nella sua carne, sono espressione della sua divinità, e le sue cose invisibili ci vengono mostrate attraverso quelle visibili.

Non a caso il Signore si scusa di non aver operato in patria i miracoli propri della sua potenza, allo scopo che nessuno di noi pensi che l’amor di patria debba essere considerato cosa di poco conto. Non poteva infatti non amare i suoi concittadini, egli che amava tutti gli uomini: sono stati essi che, con il loro odio, hanno rinunziato a quest’amore per la loro patria. Infatti l’amore "non è invidioso, non si gonfia d’orgoglio" (1Co 13,4). E, tuttavia, questa patria non è priva dei benefici di Dio: quale miracolo più grande infatti avvenne in essa della nascita di Cristo? Vedi dunque quali danni procura l’odio: a causa di esso vien giudicata indegna la patria, nella quale egli poteva operare come cittadino, dopo che era stata trovata degna di vederlo nascere nel suo seno come Figlio di Dio...

"C’erano molti lebbrosi al tempo del profeta Eliseo, e nessuno di essi fu mondato, ma solo il siro Naaman" (Lc 4,27).

È chiaro che questa parola del Signore e Salvatore ci spinge e ci esorta allo zelo di venerare Dio, poiché egli mostra che nessuno è guarito ed è stato liberato dalla malattia che macchia la sua carne, se non ha cercato la salute con desiderio religioso; infatti i doni di Dio non vengono dati a coloro che dormono, ma a coloro che vegliano...

Perché il Profeta non curava i suoi fratelli e concittadini, non guariva i suoi, mentre guariva gli stranieri, coloro che non praticavano la legge e non avevano comunanza di religione, se non perché la guarigione dipende dalla volontà, non dalla nazione cui uno appartiene, e perché il beneficio divino si concede a chi lo desidera e l’invoca, e non per diritto di nascita? Impara quindi a pregare per ciò che desideri ottenere: il beneficio dei doni celesti non tocca in sorte agli indifferenti.




Vangelo Lc 4,21-30
Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

venerdì 22 gennaio 2016

Origene, La Parola, annuncio di liberazione (III Domenica Tempo Ordinario C)

III Domenica Tempo Ordinario C


Origene, La Parola, annuncio di  liberazione
Commenti su Luca, 32,2-6

Quando tu leggi: «E insegnava nelle loro sinagoghe e tutti celebravano le sue lodi», stai attento a non credere che soltanto quelli siano stati felici, mentre tu sei stato privato del suo insegnamento. Se la Scrittura è la verità, Dio non ha parlato soltanto allora nelle assemblee giudee, ma anche oggi parla in questa nostra assemblea; e non soltanto qui, nella nostra Chiesa, ma anche in altri consessi e in tutto il mondo Gesú insegna, cercando gli strumenti per trasmettere il suo insegnamento. Pregate dunque affinché egli trovi anche in me uno strumento idoneo e ben disposto a parlare di lui. Così, come Dio onnipotente, cercando dei profeti, al tempo in cui gli uomini avevano bisogno delle profezie, trovò per esempio Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele; del pari Gesù cerca strumenti con cui trasmettere la sua Parola, e ammaestrare i popoli nelle loro sinagoghe ed essere glorificato da tutti. Oggi Gesù è «più glorificato da tutti» che non in quel tempo in cui era conosciuto in una sola regione. 

"Poi venne a Nazareth, ove era stato allevato, entrò, secondo il costume, nel giorno di sabato nella sinagoga e si alzò per fare la lettura. Gli fu dato il libro del profeta Isaia, e, sfogliando il libro, trovò il passo in cui era scritto: lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha unto" (Lc 4,16-18). Non è per caso, ma per intervento della provvidenza di Dio, che Gesù sfoglia il libro e trova nel testo il capitolo che profetizzava a suo riguardo. Se sta scritto infatti che «nessun uccello cade nella rete senza la volontà del Padre»; e se «i capelli della testa» degli apostoli "sono tutti contati" (Lc 12,6-7), sarebbe forse un effetto del caso che quella scelta sia caduta proprio sul libro di Isaia e non su un altro, e il passo da leggere sia stato non un altro, ma questo che esprime il mistero del Cristo: «Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha unto»? E` infatti Cristo che commenta questo testo e bisogna quindi pensare che niente sia avvenuto secondo il gioco del caso o della fantasia, ma tutto si svolse secondo il disegno della provvidenza di Dio. 

Consideriamo il senso delle parole del Profeta e, dopo, l`applicazione che di esse fa Gesù a proprio riguardo nella sinagoga. Dice: "Mi ha inviato a portare la buona novella ai poveri" (Lc 4,18). I poveri raffigurano i Gentili. Infatti essi erano poveri, dato che non possedevano assolutamente niente, né Dio, né la legge, né i profeti, né la giustizia, né le altre virtù. Per quel motivo Dio lo ha inviato come messaggero presso i poveri? "Per annunziare agli schiavi la liberazione". Noi fummo prigionieri, e per tanti anni Satana ci ha tenuti incatenati, schiavi e soggetti a sé; è venuto Gesù «ad annunziare la liberazione ai prigionieri "e a dare ai ciechi la vista"». E` appunto per la sua parola, e per la predicazione della sua dottrina, che i ciechi vedono. Il termine «predicazione» va logicamente riferito apò koinoù non soltanto «ai prigionieri», ma anche «ai ciechi». 

"E a restituire la libertà agli oppressi" (Lc 4,18). C`è un essere piú oppresso e piú mortificato dell`uomo, che da Gesú è stato liberato e guarito? 

"A proclamare l`anno di grazia del Signore" (Lc 4,19; Is 61,2). Secondo una pura e semplice interpretazione letterale, alcuni intendono che il Salvatore ha annunziato il vangelo in Giudea durante un anno, e che questo è il significato della frase: «proclamare l`anno di grazia del Signore "e il giorno della ricompensa"». Ma forse la Santa Scrittura nella frase «proclamare l`anno del Signore» ha voluto nascondere un mistero. Diversi saranno i giorni futuri, non paragonabili a quelli che vediamo oggi nel mondo; ed anche i mesi saranno diversi e diverso il calendario. Se dunque i tempi saranno tutti rinnovati, nuovo sarà nel futuro l`anno del Signore portatore di grazia. Queste cose ci sono state annunziate affinché, dopo essere passati dalla cecità alla chiara visione e dalla schiavitù alla libertà, guariti dalle nostre molteplici ferite, noi perveniamo «all`anno di grazia del Signore». 

Gesù, dopo aver letto queste parole, "ripiegandolo restituì il libro al ministro e si pose a sedere. E gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi in lui" (Lc 4,20). Anche ora, se lo volete, in questa sinagoga, in questa nostra assemblea gli occhi vostri possono fissare il Salvatore. Quando voi riuscite a rivolgere lo sguardo piú profondo del vostro cuore verso la contemplazione della Sapienza, della Verità e del Figlio unico di Dio, allora i vostri occhi vedranno Gesù. Felice assemblea quella di cui la Scrittura testimonia che «gli occhi di tutti erano fissi in lui». Come desidererei che questa nostra assemblea potesse ricevere una simile testimonianza, cioè che tutti voi, catecumeni e fedeli donne, uomini e fanciulli aveste gli occhi, non gli occhi del corpo ma quelli dell`anima, rivolti a guardare Gesù! Quando voi vi volgerete verso di lui, dalla sua luce e dal suo volto i vostri volti saranno fatti più chiari, e potrete dire: "Impressa su di noi è la luce del tuo volto, o Signore" (Sal 4,7), "cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen" (1Pt 4,11).




Vangelo Lc 1,1-4; 4,14-21
Oggi si è compiuta questa Scrittura .

Dal vangelo secondo Luca
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».


giovedì 14 gennaio 2016

Cirillo di Alessandria, Le nozze di Cana (II Domenica Tempo Ordinario C)

II Domenica Tempo Ordinario C


Cirillo d’Alessandria
Commento sul vangelo di Giovanni (Lib.2)

Al momento opportuno il Cristo comincia a operare miracoli, anche se l’occasione sembra fornita da una circostanza fortuita. Difatti si stanno celebrando delle nozze, dignitose e oneste, ed era presente la madre del Salvatore: è invitato anche lui e interviene con i suoi discepoli, non tanto per partecipare al convito, quanto perché dovrà compiere il miracolo e infondere così alle sorgenti stesse dell’umana generazione una corrente santificatrice di grazia che ne innalzi l’ordinario livello di natura.

Era conveniente, infatti, che venendo a rinnovare la natura stessa dell’uomo per riportarla tutta intera a una condizione superiore, egli non solo benedicesse quanti erano già nati, ma preparasse anche la grazia per quelli che dovevano ancora venire alla luce e ne santificasse la nascita. Con la sua presenza onorò le nozze, egli che è il gaudio e la letizia di tutti, cancellando così la tristezza che fin dagli inizi era stata associata al parto. «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate – dice san Paolo – ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17).

Egli dunque venne alle nozze con i suoi discepoli. Conveniva che fossero presenti mentre operava miracoli, essi che si lasciavano attirare dal fascino di fatti meravigliosi, poiché avrebbero raccolto come alimento per la loro fede ciò che egli stava per operare.

Viene a mancare il vino ai convitati e la Madre prega lui di agire con la sua solita bontà e benevolenza: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Lo esorta a compiere il miracolo, dato che egli ha il potere di fare qualsiasi cosa purché lo voglia. «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4). Ottimamente si espresse così il Signore, poiché non occorreva che si affrettasse a operare miracoli o che si offrisse di compierli: li avrebbe compiuti per esaudire una preghiera, e una tale grazia sarebbe stata data per giovare più che per appagare la curiosità dei presenti.

Oltre a ciò, le cose desiderate diventano più gradite se non vengono concesse immediatamente ma si lasciano un po’ sospirare, impreziosite così dalla speranza. Infine, Cristo volle mostrarci il grande rispetto che si deve ai genitori, accettando di compiere in ossequio a sua madre ciò che prima non voleva fare.


Vangelo Gv 2,1-12
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.

Dal vangelo secondo Giovanni 
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

giovedì 7 gennaio 2016

Giovanni Crisostomo, Il Battesimo di Gesù Cristo (Battesimo del Signore C)

Battesimo del Signore C


Il Battesimo di Gesù Cristo
Giovanni Crisostomo, Sull'Epifania, 2-4

Per qual motivo diciamo che al Battesimo di Gesù Cristo è avvenuta la sua rivelazione? Perché non fu manifestato a tutti, quando nacque, ma quando fu battezzato; infatti, fino a questo momento egli era ignoto alla folla. E che la maggior parte della gente non sapesse chi egli fosse, lo si vede dalle parole del Battista: "Sta in mezzo a voi uno che non conoscete" (Gv 1,26). E che c’è di strano che non lo conoscessero gli altri quando lo stesso Battista, fino a quel giorno, non lo conosceva? Infatti dice: "Io non lo conoscevo; ma colui che mi ha mandato a battezzare con l’acqua mi ha detto: Quello su cui vedrai scendere e termarsi lo Spirito, è colui che battezza con lo Spirito Santo" (Gv 1,33). È chiaro, allora, che le apparizioni furono due; ma ora bisogna che diciamo perché Cristo abbia voluto il Battesimo e quale Battesimo abbia voluto. Dovete sapere, infatti, che c’era un battesimo ebraico, che lavava lo sporco dei corpi, ma non lavava i peccati, che sono nell’anima... La nostra espiazione non si limita a questo, è molto di più ed è piena di grazia: libera dal peccato, purifica l’anima e diffonde la grazia dello Spirito. Il battesimo di Giovanni, dunque, era di gran lunga superiore al battesimo ebraico, ma più povero del nostro. Fece quasi da ponte tra l’uno e l’altro, portò quasi per mano da quello a questo. Non era diretto a promuovere un’osservanza di purgazione fisica, ma esortava ad abbandonare il vizio per seguire la virtù e a riporre la speranza della salvezza non nei diversi battesimi e nelle abluzioni di acqua, ma nelle opere buone. Il Battista, infatti, non diceva: Lava le tue vesti, lava il tuo corpo e sarai puro, ma: "Fate frutti degni di penitenza" (Mt 3,8). E se tieni conto di questo, vedi che il battesimo di Giovanni era superiore al battesimo ebraico, ma inferiore al nostro, perché non dava lo Spirito Santo né la grazia santificante: comandava di far penitenza, ma non rimetteva i peccati. Perciò Giovanni diceva: "Io vi battezzo con l’acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco" (Gv 1,11). Allora Giovanni non battezza con lo Spirito.

Vediamo ora quale sia stato il Battesimo ricevuto da Cristo e tutto sarà più chiaro. Quale fu il suo Battesimo? Non l’ebraico né il nostro, ma quello di Giovanni. Perché? Perché dalla stessa natura del Battesimo tu possa capire ch’egli non fu battezzato per motivo del peccato né perché gli mancasse la grazia dello Spirito, poiché l’una e l’altra cosa è assente in questo Battesimo. È chiaro perciò ch’egli si recò al Giordano né per ottenere la remissione dei peccati né per avere il dono dello Spirito. E perché nessuno dei presenti pensasse ch’egli fosse andato al Giordano per bisogno di penitenza, come tutti gli altri, senti la precisazione di Giovanni. Il quale, mentre diceva agli altri: "Fate frutti degni di penitenza" (Mt 3,8), a lui dice: "Sono io che devo essere battezzato da te, e tu vieni da me?" (Mt 3,14). Così dicendo dichiarò che il Cristo non era andato al battesimo per la stessa indigenza che spingeva gli altri, tanto più ch’egli era di gran lunga più puro dello stesso Battista. Perché, dunque, viene battezzato, se non si tratta né di penitenza né di remissione di peccati né di ricevere lo Spirito? Per due motivi: uno è indicato dal Battista, l’altro da Cristo. Qual è il motivo indicato dal Battista? Perché il popolo conoscesse e "credesse in colui che stava per venire dopo di lui" (At 19,4). Questo era il compito di quel Battesimo. Se, infatti, il Battista fosse andato di casa in casa e, tenendo Cristo per mano, lo avesse presentato dicendo: Questo è il Figlio di Dio, avrebbe reso una testimonianza faticosa e sospetta; se lo avesse presentato in una sinagoga, anche questa testimonianza sarebbe stata sospetta; invece il fatto che gente d’ogni parte fosse andata alle rive del Giordano e che Cristo vi fosse andato per essere battezzato e che sia stato raccomandato dalla voce del Padre e lo Spirito sia sceso su di lui, questo rende la testimonianza di Giovanni immune da ogni ombra di sospetto. Perciò egli dice: "Io non lo conoscevo" (Gv 1,31). Allora, la sua testimonianza è degna di fede. Poiché, anche se c’era tra Giovanni e Gesù una parentela - c’era infatti parentela tra le rispettive madri (Lc 1,36) -, perché questa non inficiasse la purità della testimonianza, lo Spirito dispose che Giovanni passasse la sua vita nel deserto, in modo che la sua testimonianza non fosse attribuita a interessi di parentela, amicizia o a qualsiasi altro umano motivo, ma a rivelazione del cielo. Perciò egli dice: "Io non lo conoscevo". E come lo hai conosciuto? "Colui che mi mandò a battezzare mi disse: Quello su cui vedrai scendere e fermarsi lo Spirito è lui che battezza con lo Spirito Santo" (Gv 1,33). Vedi, allora, che lo Spirito Santo è sceso, non come in un primo incontro, ma per additare con precisione a tutti colui che era annunziato. E anche per un altro motivo addotto da Giovanni stesso. Eccolo. A Giovanni che affermava d’aver lui bisogno d’essere battezzato da Cristo, egli disse: "Lascia stare; è bene che si osservi ogni giustizia" (Mt 3,14). Hai notato la modestia del servo? Hai notato la modestia del Padrone? E che cosa è "osservare ogni giustizia"? La giustizia è il compimento d’ogni legge, come quando è detto: "Erano ambedue giusti e camminavano nella via del Signore senza alcun lamento" (Lc 1,6). E nessuno ha mai osservato la Legge come Cristo. Ma qualcuno potrebbe dire: Che giustizia è mai essere battezzato? Invece, obbedire a un profeta è atto di giustizia: come fu circonciso e osservò i sabati e celebrò le feste giudaiche, così fece anche questo in obbedienza al profeta che battezzava. Se vuoi capire che il battesimo di Giovanni fosse volontà di Dio, senti Giovanni che dice: "Colui che mi ha mandato a battezzare con l’acqua" (Gv 1,33), e senti anche Cristo: "I pubblicani e il popolo, facendosi battezzare, diedero ragione a Dio; i Farisei e gli Scribi, rifiutando il battesimo, disprezzarono il suggerimento di Dio" (Lc 7,29).
Se è giustizia obbedire a Dio e Dio mandò Giovanni a battezzare, Cristo ha adempito questo precetto.






Vangelo Lc 3,15-16.21-22
Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». 
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».