giovedì 14 gennaio 2016

Cirillo di Alessandria, Le nozze di Cana (II Domenica Tempo Ordinario C)

II Domenica Tempo Ordinario C


Cirillo d’Alessandria
Commento sul vangelo di Giovanni (Lib.2)

Al momento opportuno il Cristo comincia a operare miracoli, anche se l’occasione sembra fornita da una circostanza fortuita. Difatti si stanno celebrando delle nozze, dignitose e oneste, ed era presente la madre del Salvatore: è invitato anche lui e interviene con i suoi discepoli, non tanto per partecipare al convito, quanto perché dovrà compiere il miracolo e infondere così alle sorgenti stesse dell’umana generazione una corrente santificatrice di grazia che ne innalzi l’ordinario livello di natura.

Era conveniente, infatti, che venendo a rinnovare la natura stessa dell’uomo per riportarla tutta intera a una condizione superiore, egli non solo benedicesse quanti erano già nati, ma preparasse anche la grazia per quelli che dovevano ancora venire alla luce e ne santificasse la nascita. Con la sua presenza onorò le nozze, egli che è il gaudio e la letizia di tutti, cancellando così la tristezza che fin dagli inizi era stata associata al parto. «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate – dice san Paolo – ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17).

Egli dunque venne alle nozze con i suoi discepoli. Conveniva che fossero presenti mentre operava miracoli, essi che si lasciavano attirare dal fascino di fatti meravigliosi, poiché avrebbero raccolto come alimento per la loro fede ciò che egli stava per operare.

Viene a mancare il vino ai convitati e la Madre prega lui di agire con la sua solita bontà e benevolenza: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Lo esorta a compiere il miracolo, dato che egli ha il potere di fare qualsiasi cosa purché lo voglia. «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4). Ottimamente si espresse così il Signore, poiché non occorreva che si affrettasse a operare miracoli o che si offrisse di compierli: li avrebbe compiuti per esaudire una preghiera, e una tale grazia sarebbe stata data per giovare più che per appagare la curiosità dei presenti.

Oltre a ciò, le cose desiderate diventano più gradite se non vengono concesse immediatamente ma si lasciano un po’ sospirare, impreziosite così dalla speranza. Infine, Cristo volle mostrarci il grande rispetto che si deve ai genitori, accettando di compiere in ossequio a sua madre ciò che prima non voleva fare.


Vangelo Gv 2,1-12
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.

Dal vangelo secondo Giovanni 
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

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