giovedì 31 dicembre 2015

Agostino, L'Epifania (Epifania del Signore)

Epifania del Signore

Agostino, L'Epifania
Discorsi 203


"Epifania" è una parola della lingua greca che in latino si può tradurre con "manifestazione". Il Redentore di tutti i popoli, manifestandosi in questo giorno, lo ha reso giorno di grande festa per tutti i popoli. Alcuni giorni fa abbiamo celebrato la sua nascita; oggi celebriamo la sua manifestazione. Secondo la tradizione il Signore nostro Gesù Cristo, nato dodici giorni fa, quest'oggi è stato adorato dai magi. Che il fatto sia veramente accaduto ce lo garantisce la veracità del Vangelo, che sia accaduto oggi ce lo suggerisce a gran voce l'importanza che dappertutto ha preso questa famosa festa. Quei magi per primi tra i pagani hanno conosciuto il Cristo Signore e benché non ancora trascinati dalla sua parola, hanno seguito la stella che era loro apparsa e che rendendosi visibile aveva loro parlato al posto del Verbo che era bambino, come fosse la lingua del cielo. Per questo è parso opportuno - e lo è senz'altro - che i popoli con gratitudine ricordassero il giorno della salvezza delle proprie primizie e lo dedicassero con devota solennità al Cristo Signore per ringraziarlo. Le primizie dei Giudei alla fede e alla conoscenza di Cristo sono stati quei pastori che nello stesso giorno della sua nascita lo videro, accorrendo a lui dai dintorni. Ai pastori lo annunziarono gli angeli, ai magi la stella. Ai pastori fu detto: Gloria a Dio nell'alto dei cieli, nei magi si adempì la Scrittura: I cieli narrano la gloria di Dio. Ambedue, come gli inizi di due pareti provenienti da direzioni diverse, dalla circoncisione e dalla incirconcisione, corsero verso la pietra angolare: perché fosse pace fra di loro, facendo delle due una cosa sola.

Nondimeno i pastori lodarono Dio perché avevano visto il Cristo, i magi invece adorarono Cristo che avevano veduto. Nei primi la grazia è intervenuta prima; nei secondi l'umiltà è stata maggiore. Forse quei pastori esultavano più gioiosamente per la salvezza che per la cosa in se stessa; i magi invece, onerati da molti peccati, cercavano più umilmente il perdono. È la stessa umiltà che la divina Scrittura riconosce più in quelli che provengono dai pagani che nei Giudei. Dai pagani veniva infatti quel centurione che, pur avendo accolto il Signore di tutto cuore, proclamò di essere indegno che lui entrasse nella sua casa e non pretese che vedesse il suo familiare malato; ma gli bastò che comandasse che fosse guarito. Così aveva accolto interiormente nel cuore colui di cui declinava, pieno di rispetto, la presenza nella sua casa. Tanto che il Signore disse: Non ho trovato tanta fede in Israele. Veniva dai pagani anche quella cananea che, dopo aver udito dal Signore che era paragonata ad un cane e che non era degna di ricevere il pane riservato ai figli, supplicò di ricevere le briciole come un cane. E perciò meritò di non essere più trattata come un cane, perché non negò ciò che era stata. E così anch'essa udì dal Signore queste parole: O donna, grande è la tua fede. L'umiltà fece diventare grande in lei la fede, perché aveva fatto se stessa piccola.

 I pastori vengono dunque dai dintorni per vederlo, i magi vengono da lontano per adorarlo. Questa è l'umiltà per cui l'oleastro meritò che venisse innestato nell'olivo domestico, e che producesse oliva contro la sua natura, perché con la grazia meritò di cambiare natura. Infatti essendo tutto il mondo diventato selvatico e amarognolo per questo oleastro selvatico, in grazia dell'innesto è divenuto abbondantemente fruttifero. Vengono infatti dalle estremità della terra dicendo, come scrive Geremia: Veramente i nostri padri adorarono menzogne. E vengono non da una parte soltanto del mondo ma, come dice il Vangelo di Luca, dall'Oriente, dall'Occidente, dal Settentrione e dal Meridione, per assidersi a mensa con Abramo e Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Così tutto il mondo, dalle quattro parti, è chiamato alla fede per grazia della Trinità. In base a questo numero - quattro per tre - è fissato il numero dodici degli Apostoli, che prefigura la salvezza del mondo intero, dalle quattro parti della terra, per grazia della Trinità. Anche quella tovaglia che fu mostrata a Pietro piena di ogni specie di animali - come fosse piena di tutti i popoli - indica quel numero dodici. Infatti, sospesa ai quattro capi, per tre volte fu calata dal cielo e poi fu riportata in alto; di modo che i quattro capi per tre volte fanno dodici. Per questo forse dodici giorni dopo la nascita del Signore i magi, primizie dei pagani, vennero per vedere e adorare Cristo e meritarono non solo di ricevere la propria salvezza ma di simboleggiare anche la salvezza di tutti i pagani. Celebriamo dunque con molta devozione anche questo giorno e adoriamo, ora dimorante nel cielo, il Signore Gesù che quelle nostre primizie adorarono mentre era adagiato nella capanna. Essi venerarono in lui ciò che sarebbe avvenuto, noi veneriamo ciò che già si è compiuto. Le primizie dei popoli adorarono un bambino che succhiava dal seno della madre; ora i popoli adorano colui che siede alla destra di Dio Padre.

Vangelo Mt 2,1-12
Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.

Dal vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Agostino, Dio si è fatto uomo (II Domenica dopo Natale C)

II Domenica dopo Natale C

Agostino, Dio si è fatto uomo 
Discorsi 13

Fratelli carissimi, il Signore nostro Gesù Cristo, creatore eterno di tutte le cose, oggi nascendo da una madre si è fatto nostro salvatore. È nato per noi oggi liberamente nel tempo, per introdurci nell’eternità del Padre. Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventasse Dio. Perché l’uomo mangiasse il pane degli angeli, il Signore degli angeli si è fatto uomo.

Oggi si è avverata la profezia che dice: Stillate, cieli, dall’alto e le nubi piovano il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore (cfr. Is 45,8). Si è dunque fatto uomo colui che aveva fatto l’uomo, perché fosse ritrovato colui che era perito. Perciò dice l’uomo nel salmo: Prima di essere umiliato io ho peccato (cfr. Sal 118,67). L’uomo ha peccato ed è divenuto reo: Dio è nato come uomo perché fosse liberato il reo. L’uomo cadde, ma Dio discese. Cadde l’uomo miseramente, discese Dio misericordiosamente; cadde l’uomo per la superbia, discese Dio con la grazia.

Quali miracoli, quali prodigi, fratelli miei! Si cambiano le leggi della natura nell’uomo: Dio nasce; una vergine concepisce senza concorso umano; la parola di Dio rende madre una donna che non conosce uomo. Essa è insieme madre e vergine; diventa madre, ma rimanendo intatta; è vergine che ha un figlio, ma che non conosce uomo; sempre vergine, ma non infeconda.

Lui solo è nato senza peccato, lui che fu generato senza apporto umano, non dalla concupiscenza della carne, ma dall’obbedienza dello spirito.



Vangelo Gv 1,1-18
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal vangelo secondo Giovanni 

[ In principio era il Verbo, 
e il Verbo era presso Dio 
e il Verbo era Dio. 
Egli era, in principio, presso Dio: 
tutto è stato fatto per mezzo di lui 
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 
In lui era la vita 
e la vita era la luce degli uomini; 
la luce splende nelle tenebre 
e le tenebre non l'hanno vinta. ]

Venne un uomo mandato da Dio: 
il suo nome era Giovanni. 
Egli venne come testimone 
per dare testimonianza alla luce, 
perché tutti credessero per mezzo di lui. 
Non era lui la luce, 
ma doveva dare testimonianza alla luce.

[ Veniva nel mondo la luce vera, 
quella che illumina ogni uomo. 
Era nel mondo 
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; 
eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 
Venne fra i suoi, 
e i suoi non lo hanno accolto. 
A quanti però lo hanno accolto 
ha dato potere di diventare figli di Dio: 
a quelli che credono nel suo nome, 
i quali, non da sangue 
né da volere di carne 
né da volere di uomo, 
ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne 
e venne ad abitare in mezzo a noi; 
e noi abbiamo contemplato la sua gloria, 
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, 
pieno di grazia e di verità. ]

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: 
«Era di lui che io dissi: 
Colui che viene dopo di me 
è avanti a me, 
perché era prima di me».

Dalla sua pienezza 
noi tutti abbiamo ricevuto: 
grazia su grazia. 
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, 
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 
Dio, nessuno lo ha mai visto: 
il Figlio unigenito, che è Dio 
ed è nel seno del Padre, 
è lui che lo ha rivelato.

mercoledì 30 dicembre 2015

Origene, Gesù fra i dottori del tempio(Santa Famiglia C)

Santa Famiglia C



Gesù fra i dottori del tempio
Origine, Omelie su Luca 18,2-5

Compiuti i dodici anni, si ferma a Gerusalemme; i genitori, non sapendo dove fosse, lo cercano con inquietudine, e non lo trovano. "Lo cercano tra i parenti prossimi", lo cercano tra i compagni di viaggio, lo cercano tra i conoscenti, ma non lo trovano presso tutte queste persone. Gesù è dunque cercato dai genitori, dal padre putativo che lo aveva accompagnato e custodito quando era disceso in Egitto; e tuttavia, pur cercato, non è subito trovato. Non si trova infatti Gesù tra i parenti e gli amici secondo la carne, non sta tra coloro che sono uniti a lui corporalmente. Il mio Gesù non può essere trovato nella folla.

Impara dove lo trovano coloro che lo cercano, in modo che anche tu, cercandolo insieme con Giuseppe e con Maria, lo possa trovare. Nel cercarlo - dice l’evangelista - "lo trovarono nel tempio". Non lo trovarono in un luogo qualunque, ma «nel tempio», e neppure semplicemente «nel tempio», ma "in mezzo ai dottori che egli ascoltava e interrogava". Cerca dunque anche tu Gesù «nel tempio» di Dio, cercalo in chiesa, cercalo presso i maestri che stanno nel tempio e non ne escono; se così lo avrai cercato, lo troverai. E inoltre, se qualcuno dice di essere un maestro e non possiede Gesù, egli ha soltanto il nome di maestro, ed è per questo che non si può trovare in lui Gesù, Verbo di Dio e sapienza di Dio.

Lo trovano - dice - «in mezzo ai dottori». Come in un altro passo sta scritto a proposito dai profeti, nello stesso senso devi intendere ora le parole «in mezzo ai dottori». Dice l’Apostolo: "Se un altro che è seduto riceve una rivelazione da fare, il primo taccia" (1Co 14,30). Lo trovano «seduto in mezzo ai dottori», anzi mentre se ne sta non soltanto seduto, ma mentre «li ascolta e li interroga». Anche ora Gesù è presente, ci interroga e ci ascolta parlare.

Il testo continua: "E tutti erano ammirati". Che cosa ammiravano? Non le domande che egli faceva, anche se esse erano straordinarie, ma le "risposte". Una cosa è infatti interrogare, un’altra rispondere.

Gesù interrogava i maestri; ma siccome essi talvolta non erano capaci di rispondere, era lui a rispondere alle domande che egli stesso aveva poste. E poiché rispondere non significa soltanto parlare dopo chi ha parlato per primo, ma significa, secondo le sante Scritture, dare un insegnamento, ti auguro che sia la legge divina ad insegnartelo. "Mosè parlava, e Dio poi gli rispondeva con una voce" (Ex 19,19); con queste risposte il Signore istruiva Mosè sulle cose ch’egli ignorava. Di tanto in tanto Gesù interroga, di tanto in tanto risponde, e, come abbiamo detto prima, sebbene siano straordinarie le sue domande, tuttavia molto più straordinario è ciò che egli risponde. Se vogliamo dunque anche noi ascoltarlo, se vogliamo che egli proponga anche a noi delle domande che egli stesso risolverà, supplichiamolo, e cerchiamolo con tutta la fatica e il dolore: così potremo trovare colui che cerchiamo. Non a caso sta scritto infatti: "io e tuo padre addolorati ti cercavamo".

È necessario che colui che cerca Gesù, lo cerchi non in modo negligente e trascurato e con impegno saltuario, come lo cercano alcuni che perciò non riescono a trovarlo. Per parte nostra invece diciamo: «ti cerchiamo addolorati».




Vangelo Lc 2,41-52
Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.

Dal vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Sedulio, Salve Madre Santa (Maria Madre di Dio)


Maria Madre di Dio


Salve Madre Santa
Sedulio, Carmen Paschale (II, 48-67)

Quale luce nuova sul mondo, quale grazia per tutto il cielo! Quale fu quel fulgore, quando Cristo uscì dal ventre di Maria, in uno splendore nuovo!

Egli era come uno sposo esultante del suo glorioso talamo, bello di una bellezza attraente al di sopra di quella degli uomini, nelle belle labbra del quale, tra il raggiare della persona, è diffusa una grazia soave.

O pietà premurosa! Perché il giogo servile non ci tenesse sotto il dominio del peccato, il sommo Signore prese membra servili, ed egli che dalla prima origine del mondo veste dei suoi doni tutte le cose che nascono, non ebbe vestimento che i poveri stracci di cui fu coperto; e quello che non riescono a contenere né l'onda agitata del mare tempestoso né tutto il suolo della terra né la spaziosa reggia dell'immenso cielo, stette tutto intero nel corpo di una vergine e - lui Dio! - giacque in una piccola greppia.

Salve, santa madre, che hai partorito un re, il quale governa per i secoli il cielo e la terra, e il cui nume e il cui potere, abbracciata ogni cosa in un eterno cerchio, dura senza fine; tu che, avendo nel ventre beato i gaudi della madre insieme con l'onore della verginità, sei apparsa non aver l'eguale né tra le donne precedenti né tra quelle future: tu sei la sola donna, unica e senza esempio, che sia piaciuta a Cristo!"



(Salve, sancta parens, enixa puerpera regem,
Qui caelum terramque tenet per saecula, cuius
Nomen et aeterno conplectens omnia gyro
Imperium sine fine manet; quae ventre beato
Gaudia matris habens cum virginitatis honore
Nec primam similem visa es nec habere sequentem:
Sola sine exemplo placuisti femina Christo)



Vangelo Lc 2,16-21

I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.


Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

martedì 22 dicembre 2015

Anonimo IX secolo, Il Natale del Signore

Natale del Signore

Osservazioni sulla nascita del Signore
Anonimo IX secolo, Omelie 2, 1-4

Celebrando la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, vediamo, fratelli, il senso del brano evangelico che or ora abbiamo letto. Il santo evangelista dice che Augusto ordinò di fare il censimento in tutto il mondo e che per questo Giuseppe, da Nazareth in Galilea, si recò a Betlemme in Giudea, città di David, per registrarsi. Ci fu per dodici anni, quando apparve nella carne il Figlio di Dio, tanta pace che tutti, secondo l’oracolo d’Isaia, mutavano le loro spade in aratri e le lance in falci.Il Figlio di Dio, autore della pace, nasce in tempo di pace, per insegnare ai suoi discepoli l’amore della pace. Infatti come Cesare Augusto mandò Cirino a riscuotere il censo, così Dio, vero Augusto, mandò i suoi predicatori nel mondo a riscuotere il censo della fede. Diamo allora, fratelli, il censo della fede e delle buone azioni. Non resti nessuno a casa, usciamo tutti dalla Galilea, cioè dalla volubilità del mondo, e andiamo nella Giudea della retta fede, per meritare di essere Betlemme, la casa del pane di colui che dice: Io sono il pane vivo venuto dal cielo.

Il Vangelo narra che la beata sempre vergine Maria, dato alla luce Cristo, lo avvolse in panni e lo adagiò nella mangiatoia. Giustamente nasce in una via, colui ch’era venuto a mostrarci la via. Volle essere posto in una piccola mangiatoia, colui ch’era venuto a preparar per noi l’ampiezza del regno dei cieli. Non in panni di seta e dorati, ma poveri, volle essere avvolto, colui ch’era venuto a restituirci la veste dell’immortalità. Permise di essere costretto in una culla, colui che si era affrettato a scioglierci mani e piedi, perché facessimo opere buone. Che dobbiamo dire, fratelli? Diciamo col salmista: Che cosa darò in cambio al Signore per tutto ciò che mi ha dato? Egli trovò un calice per retribuzione, noi diamo ciò che possiamo: elemosine, vigilie, lagrime, pace. Perdoniamo a chi ha peccato contro di noi, perché Dio perdoni i nostri peccati.

I pastori, che alla nascita del Figlio di Dio vegliano sul gregge e vedono gli angeli, sono i santi predicatori, che quanto più s’impegnano a custodire le anime, tanto più spesso meritano il sollievo del colloquio angelico. Ma all’apparizione dell’angelo i pastori si turbano, perché è proprio della natura umana temere alla vista degli angeli ed è proprio dei buoni angeli portar consolazione a quelli che temono. Perciò l’angelo dice subito ai pastori: Non temete; e aggiunge: Ecco, vi do una grande gioia, per voi e per tutto il popolo. Dice giusto: Per tutto il popolo, perché da tutto il popolo ci fu gente che si volse alla fede.

Mentre un solo angelo parlava ai pastori, subito una moltitudine di angeli si manifestò e disse: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. E questo c’insegna che quando anche un solo fratello parla, insegna o fa un’opera buona, una moltitudine di fedeli dovrebbe prorompere nella lode di Dio e muoversi all’imitazione del bene che vede. All’apparire poi del Figlio di Dio nella carne si canta gloria a Dio e si augura pace sulla terra agli uomini di buona volontà. Siamo, dunque, anche noi, fratelli, uomini di buona volontà, perché possiamo vivere in pace.

Per essere liberati da codesta persecuzione e dalla dannazione eterna, in questo giorno della nascita del Figlio di Dio, corregga ciascuno ciò che trova da riprendere in se stesso: chi è stato adultero, s’impegni alla castità; chi avaro, prometta generosità; chi ubriacone, sobrietà; chi superbo, umiltà; chi denigratore, carità. Prometta e mantenga la promessa, secondo il verso del Salmo: Promettete e mantenete le promesse fatte al Signore vostro Dio. Promettiamo lealmente, ci darà lui la forza di mantenere. Sarebbe molto ingiusto, fratelli, che oggi qualcuno non desse niente al Signore. Facciamo doni ai re e agli amici, e non daremo nulla al Creatore che viene da noi? Ed egli chiede soprattutto noi stessi. Offriamogli, dunque, noi stessi, perché liberati, per sua misericordia, dalle pene eterne, possiamo godere per sempre nella felicità del regno celeste.


Messa della notte


Vangelo Lc 2,1-14
Oggi vi è nato il Salvatore.

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

giovedì 17 dicembre 2015

Ambrogio, L'anima mia magnifica il Signore (Avvento IV Domenica C)

Avvento IV Domenica C


L’anima magnifica il Signore
Ambrogio, Commento su Luca, 2, 19.22 s.26 s.

"In quei giorni Maria si alzò e partì in fretta per la montagna verso una città della Giudea ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta" (Lc 1,39-40). È di regola che tutti coloro che vogliono essere creduti, forniscano le prove. Così l’angelo che annunziava i misteri, per indurre a credere Maria con un esempio, aveva annunziato a lei, che era vergine, la maternità di una donna anziana e sterile, mostrando così che Dio può tutto ciò che vuole. Appena Maria ebbe appreso questa notizia, non certo per mancanza di fede nella profezia, né per incertezza sulla veridicità dell’annunzio, e neppure perché avesse dei dubbi su quel precedente che l’angelo le aveva riferito, ma lieta e sollecita per il compimento di un dovere, partì, frettolosa, alla volta della montagna. Ormai ricolma di Dio, dove poteva andare in fretta se non in alto? La grazia dello Spirito Santo non conosce lunghi indugi...

Immediatamente si manifestano i benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore: infatti, "appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, esultò il bambino nel seno di lei ed ella fu ricolma di Spirito Santo" (Lc 1,41).

Nota la scelta e il significato anche delle singole parole. Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni per primo sentì la grazia: la donna ha udito secondo l’ordine della natura, Giovanni invece ha trasalito nell’ambito del mistero; lei ha percepito l’arrivo di Maria, lui l’arrivo del Signore, la donna l’arrivo della donna, il bambino l’arrivo del bambino. Esse parlano delle grazie ricevute; essi, nel seno delle madri, realizzano la grazia e il mistero della misericordia a profitto delle madri stesse, le quali, per effetto di un duplice miracolo, profetizzano sotto l’ispirazione dei figli che recano nel seno. Il figlio ha esultato di gioia, la madre è stata riempita di Spirito Santo. Non la madre è stata ricolmata di Spirito prima del figlio, ma è stato il figlio che, una volta ricevuto lo Spirito Santo, ne ha riempito la madre.

Giovanni ha esultato e ugualmente ha esultato lo spirito di Maria. Alla esultanza di Giovanni, Elisabetta è ricolma di Spirito Santo; quanto a Maria, apprendiamo che essa non è stata colmata ora dello Spirito Santo, ma che ora il suo spirito ha esultato - colui che è incomprensibile, opera in modo incomprensibile nella madre. Elisabetta è ricolma dello Spirito Santo dopo la concezione, mentre Maria ne è stata colmata prima della concezione...

Tu vedi che Maria non ha dubitato, ma ha creduto, e ha ottenuto perciò la ricompensa della sua fede. «Beata» - dice Elisabetta - «tu che hai creduto».

Ma anche voi siete beati, perché avete udito e avete creduto: ogni anima che crede, concepisce e genera la Parola di Dio e riconosce le sue opere. Che in ciascuno sia l’anima di Maria, per glorificare il Signore; che in ciascuno sia lo spirito di Maria per esultare in Dio. Se corporalmente c’è una sola madre di Cristo, secondo la fede Cristo è generato da tutti; ogni anima infatti riceve il Verbo di Dio in sé, purché, immacolata e immune da colpe, sappia custodire la castità con coraggio.

Ogni anima, dunque, che sa esser così, magnifica il Signore, come l’anima di Maria l’ha magnificato e il suo spirito ha esultato in Dio salvatore. Il Signore è infatti magnificato, come tu hai letto altrove: "Magnificate il Signore con me" (Sal 33,4). E non nel senso che la parola umana possa aggiungere qualcosa alla grandezza del Signore, ma nel senso che egli viene magnificato in noi: infatti l’immagine "di Dio è Cristo" (2Cor 4,4 Col 1,15), e quindi l’anima che compie opere giuste e pie magnifica questa immagine di Dio, a somiglianza della quale è stata creata. E magnificandola si sublima, e sembra riprodurre in sé quella immagine con lo splendore delle buone opere e l’emulazione della virtù. Cosi l’anima di Maria magnifica il Signore e il suo spirito esulta in Dio: fedele al Padre e al Figlio, venera di religioso amore il Dio unico da cui derivano tutte le cose, e l’unico Signore per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte (1Cor 8,6).



Vangelo Lc 1,39-45
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Ap­pena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bam­bino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orec­chi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.

E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

giovedì 10 dicembre 2015

Origene, Cristo fondamento sulla roccia (Avvento III Domenica C)

Avvento III Domenica C



Cristo fondamento sulla roccia

Origene, Omelie su Luca, 26, 3-5


Orbene, "colui che battezza nello Spirito Santo e nel fuoco" -dice la Scrittura - "ha in mano il ventilabro e purificherà la sua aia; raccoglierà il grano nel suo granaio e brucerà la paglia nel fuoco inestinguibile" (Lc 3,17). Vorrei scoprire qual è il motivo per cui il nostro Signore tiene «il ventilabro» in mano, e da quale vento la paglia leggera è spostata di qua e di là, mentre il grano più pesante cade sempre nello stesso punto, dato che, senza il vento, non si può separare il grano dalla paglia.

Il vento, io credo siano le tentazioni, le quali, nella massa confusa dei credenti, mostrano che alcuni sono paglia e altri buon grano. Infatti, quando la tua anima si è lasciata dominare da qualche tentazione, non è che la tentazione l’abbia mutata in paglia; ma è perché tu eri paglia, cioè uomo leggero e incredulo, che la tentazione ha rivelato la tua natura nascosta. Al contrario, quando tu affronti coraggiosamente la tentazione, non è la tentazione che ti rende fedele e paziente, ma essa mostra alla luce del giorno le virtù della pazienza e della fortezza che erano in te, ma che erano nascoste. "Credi infatti" - dice il Signore - "che io avevo nel parlarti uno scopo diverso da quello di manifestare la tua giustizia?" (Gb 40,3 , secondo i LXX). E altrove aggiunge: "Ti ho afflitto e ti ho colpito con la privazione ma per manifestare il contenuto del tuo cuore" (Dt 8,3-5). Nello stesso senso la tempesta non permette che una costruzione elevata sulla sabbia resista, mentre lascia in piedi quella che è stata costruita sulla "pietra" (Mt 7,24-25). La tempesta, una volta scatenata, non potrà rovesciare un edificio costruito sulla pietra, mentre rivelerà la debolezza delle fondamenta della casa che vacilla sulla sabbia.

Ecco perché, prima che la tempesta si scateni, prima che soffino le raffiche di vento e i torrenti si gonfino, mentre ancora tutto è nel silenzio, dedichiamo ogni nostra cura alle fondamenta della costruzione, eleviamo la nostra casa con le pietre solide e molteplici che sono i comandamenti di Dio; affinché, quando la persecuzione incrudelirà, quando la bufera delle sciagure si scatenerà contro i cristiani, potremo allora mostrare che il nostro edificio è fondato sulla "pietra" (1Cor 10,4) che è Cristo Gesù. Ma se qualcuno allora lo rinnegherà -lungi da noi tale sciagura - sappia bene costui che non è nel momento in cui tutti lo hanno visto rinnegare Cristo che egli lo ha rinnegato, ma portava in sé antichi germogli e radici del rinnegamento. In quel momento si è rivelato ciò che era in lui, e si è manifestato alla luce del giorno. Chiediamo anche noi al Signore di essere un solido edificio, che nessun uragano possa rovesciare, «fondato sulla pietra», sul nostro Signore Gesù Cristo, "cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen" (1 Pt 4,11)




Vangelo Lc 3,10-18

E noi che cosa dobbiamo fare?


Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

giovedì 3 dicembre 2015

Efrem il Siro, La gloria di Maria, madre di Gesù (Immacolata Concezione di Maria)

Immacolata Concezione di Maria

La gloria di Maria, madre di Gesù
Efrem, Carmen 18, 1

O mia cetra inventa nuovi motivi in lode di Maria Vergine, innalza la tua voce e canta la maternità tutta meravigliosa di questa vergine, figlia di David, che portò la vita al mondo. 
Chi l’ama l’ammira e il curioso si tinge di vergogna e tace e non osa indagare su una madre che partorì, conservando la sua verginità. 
La cosa è difficilissima da spiegare. I contestatori non osino far inchieste su suo Figlio. 
Il suo bimbo schiacciò il maledetto serpente e ne fracassò il capo, e risanò Eva dal veleno, che il dragone omicida aveva gettato contro di lei e l’aveva, col suo inganno, spinta nella morte. 
Come il Monte Sinai, ti ho accolto e non sono stata bruciata dal tuo formidabile fuoco, perché tu hai fatto in modo che il tuo fuoco non mi nuocesse; non mi ha bruciata quella tua fiamma, che i Serafini non possono guardare. 
Fu chiamato nuovo Adamo, colui che è l’eterno, perché abitò nella figlia di David e in lei, senza seme e senza dolori, si fece uomo. 
Benedetto il suo nome! 
L’albero della vita, ch’era cresciuto in mezzo al paradiso non diede all’uomo un frutto che lo vivificasse; ma l’albero nato dal seno di Maria, diede se stesso all’uomo e gli donò la vita. 
Il Verbo del Signore lasciò il suo trono, scese in una fanciulla e abitò in lei; essa lo concepì e lo diede alla luce. 
È grande il mistero della Vergine purissima e supera ogni lingua. 
Eva nell’Eden diventò rea; il malvagio serpente scrisse, firmò e sigillò la sentenza per cui i posteri, nascendo, venivano colpiti dalla morte. 
L’antico drago vide, per il suo inganno, moltiplicato il peccato d’Eva; fu una donna che amò l’inganno del suo seduttore obbedì al demonio e precipitò l’uomo dalla sua dignità. 
Eva divenne rea del peccato e a Maria fu passato il debito, perché la figlia pagasse i debiti della madre e lacerasse la sentenza che aveva trasmesso i suoi gemiti a tutte le generazioni. 
Maria portava il fuoco nelle mani e stringeva la fiamma tra le braccia: dava le sue mammelle alla fiamma e dava il latte a colui che nutre tutte le cose. 
Chi può parlare di lei? 
Gli uomini terreni moltiplicarono le maledizioni e le spine che soffocavano la terra, e vi introdussero la morte; il Figlio di Maria riempì tutto il mondo di vita e di pace. 
Gli uomini terreni introdussero nel mondo malattie e dolori e aprirono la porta alla morte, perché vi entrasse e vi passeggiasse; il Figlio di Maria prese sulla sua persona i dolori del mondo, per salvarlo.
Maria è sorgente limpidissima, senza nessun influsso di connubio: essa accolse nel suo seno il fiume della vita, che con le sue acque irrigò il mondo e vivificò tutti i morti. 
Santuario immacolato, in cui dimorò Iddio, gigante dei secoli, nel quale con un grande prodigio si operò il mistero per cui Dio si fece uomo, e un uomo dal Padre fu chiamato figlio. 
Maria è la vite della benedetta stirpe di David; i suoi tralci produssero il grappolo d’uva pieno di sangue vivifico; bevve Adamo di quel vino e, risuscitato, tornò nell’Eden. 
Due madri son comparse che generarono figli diversi: una generò un uomo che la maledisse, e Maria generò Dio, che riempie il mondo di benedizione. 
Benedetta tu, Maria, figlia di David, e benedetto il frutto che ci hai dato. Benedetto il Padre che ci mandò il Figlio suo per la nostra salvezza, e benedetto lo Spirito Paraclito, che ci manifestò il suo mistero. 
Sia benedetto il suo nome.






Vangelo Lc 1,26-38

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.


Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». 
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Gregorio Magno, Il Battista (Avvento II Domenica C)

Avvento II Domenica C


Il Battista
Gregorio Magno, Omelie., 20, 1-7
Il precursore del nostro Redentore viene presentato attraverso l’indicazione delle autorità che governavano Roma e la Giudea al tempo della sua predicazione, con le parole: "Nel quindicesimo anno dell’impero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Pilato, tetrarca della Galilea Erode, Filippo suo fratello tetrarca dell’Iturea e della Traconitide e Lisania tetrarca dell’Abilene, mentr’erano principi dei sacerdoti Anna e Caifa, la Parola di Dio si manifestò a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto" (Lc 3,1s). Poiché, infatti, Giovanni veniva ad annunziare colui che doveva redimere alcuni Giudei e molti Gentili, i tempi vengono indicati menzionando il re dei Gentili e i principi dei Giudei. Poiché poi i Gentili dovevano venir raccolti e i Giudei stavano per essere dispersi a causa della loro perfidia, nella descrizione dei principati, la repubblica romana è tutta assegnata a un solo capo e nel regno della Giudea viene sottolineata la divisione in quattro parti. Il nostro Redentore infatti dice: "Ogni regno diviso in se stesso, andrà in rovina" (Lc 11,17). È chiaro allora che la Giudea, divisa tra tanti re, era giunta alla fine del regno. E proprio opportunamente vien notato non solo chi fossero a quel tempo i re, ma anche chi fossero i sacerdoti, perché Giovanni Battista avrebbe annunziato colui che sarebbe stato allo stesso tempo e re e sacerdote.

"E si recò per tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati" (Lc 3,3). Chi legge comprende che Giovanni non solo predicò ma diede anche ad alcuni il battesimo di penitenza, ma tuttavia non poté dare il suo battesimo in remissione dei peccati. La remissione dei peccati, infatti, avviene solo nel Battesimo di Cristo. Bisogna osservare che vien detto: "Predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati", predicava cioè un battesimo che perdonasse i peccati, perché non lo poteva dare. Come annunziava con la parola il Verbo del Padre che si era incarnato, così nel suo battesimo che non poteva perdonare i peccati, anticipava il Battesimo di penitenza, che avrebbe liberato dai peccati. La sua predicazione anticipava la presenza del Redentore, il suo battesimo era ombra del vero Battesimo di Cristo.

"Com’è scritto nel libro d’Isaia: Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Is 40,3). Lo stesso Battista, interrogato chi egli fosse, rispose: "Io sono la voce di colui che grida nel deserto" (Gv 1,23). È detto voce, perché annunzia il Verbo. Quello poi che diceva sta nelle parole: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". Chiunque annunzia la fede vera e predica le opere buone che altro fa se non preparare i cuori di chi lo ascolta al Signore che viene? Perché la forza della grazia penetri, la luce della verità illumini, raddrizzi le vie innanzi al Signore, mentre il sermone della buona predicazione forma buoni pensieri nell’animo.

"Ogni valle sarà riempita e ogni colle e monte sarà abbassato". Che cosa s’intende qui per valli se non gli umili, che cosa per monti e colli se non i superbi? Alla venuta del Salvatore le valli saranno riempite, i colli e i monti saranno abbassati, perché com’egli stesso dice: "Chiunque si esalta sarà umiliato e chiunque si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). Ogni valle sarà riempita, perché i cuori degli umili saranno riempiti dalla grazia delle virtù...

Il popolo, poiché vedeva Giovanni Battista fornito di meravigliosa santità, lo riteneva un monte singolarmente alto e solido... Ma se lo stesso Giovanni non si fosse ritenuto una valle, non sarebbe stato riempito dello spirito della grazia. Egli infatti disse di sé: "Viene uno più forte di me; non son degno di sciogliere i legacci dei suoi calzari" (Mc 1,7). Ed anche: "Chi ha la sposa è lo sposo, l’amico dello sposo sta lì a sentirlo e gode a sentir la voce dello sposo. Questa mia gioia è piena. Lui deve crescere, io devo essere diminuito" (Gv 3,29-30). Infatti, essendo stato ritenuto, a motivo della sua eccezionale virtù, d’essere il Cristo, non solo disse di non esserlo, ma disse addirittura ch’egli non era degno di sciogliere i lacci dei suoi calzari, di frugare, cioè, nel mistero della sua incarnazione. Credevano che la Chiesa fosse sua sposa; ma egli li corresse: "Chi ha la sposa è lo sposo". Io non sono lo sposo, ma l’amico dello sposo. E diceva di godere non della propria voce, ma di quella dello sposo, perché si rallegrava non di essere umilmente ascoltato dal popolo, quanto perché sentiva dentro di sé la voce della verità, ch’egli annunziava. Dice che la sua gioia era piena, perché colui che gode della sua propria voce, non ha gioia piena, e aggiunge: "Lui deve crescere, io devo essere diminuito".

Bisogna ora chiedersi in che cosa è cresciuto il Cristo e in che cosa è stato diminuito Giovanni, ed è che il popolo vedendo l’astinenza e la solitudine di Giovanni, lo credeva il Cristo, vedendo invece il Cristo che mangiava coi pubblicani e peccatori, credeva che non fosse il Cristo, ma un profeta. Ma con l’andar del tempo, quando il Cristo, ch’era ritenuto un profeta fu riconosciuto come il Cristo e Giovanni, che era ritenuto di essere il Cristo, fu riconosciuto come un profeta, allora si avverò ciò che il precursore aveva detto del Cristo: "Lui deve crescere, io devo essere diminuito... E le vie storte saranno raddrizzate e le aspre appianate". Le vie storte si raddrizzano, quando i cuori dei malvagi, storpiati dall’ingiustizia, vengono allineati con la giustizia (Is 40,4). E le vie aspre vengono appianate, quando le menti iraconde tornano, per opera della grazia, alla serenità della mansuetudine. Quando, infatti, la mente iraconda respinge la parola di verità, è come se l’asprezza del cammino impedisse il passo del viandante. Ma quando l’anima iraconda, attraverso la grazia ricevuta, accoglie la parola della correzione, allora il predicatore trova la via piana, laddove non osava muovere il piede.

"E ogni uomo vedrà la salvezza di Dio". Ma non tutti gli uomini hanno potuto vedere Cristo, salvezza di Dio, in questa vita. Dove allora appunta lo sguardo il profeta, se non all’ultimo giorno del giudizio? Quando, aperti i cieli, tra gli angeli e gli apostoli, in un trono di maestà, apparirà il Cristo e tutti, eletti e dannati, lo vedranno, perché i giusti abbiano un premio senza fine e i dannati gemano nell’eternità del supplizio.


Vangelo
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! (Lc 3,1-6)

Dal vangelo secondo Luca
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesa­re, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».