giovedì 24 settembre 2015

Isacco di Antiochia, Combattere il peccato nell'anima (XXVI Domenica Tempo Ordinario B)


XXVI Domenica Tempo Ordinario B


Nell’anima, e non nel corpo, si deve combattere il peccato
Isacco di Antiochia, Carme sulla penitenza

"Se uno dei tuoi membri ti è d’inciampo, taglialo e gettalo via da te come ci vien comandato" (Mt 5,30). E ancora: "Se un tuo occhio ti è di scandalo, strappalo e gettalo via dal tuo viso" (Mt 5,29 Mc 9,47). Ma l’agiografo non ti insegna a distruggere in realtà le tue membra: tu non devi annientare ciò che Dio ha creato, perché egli ha creato tutto bene. L’occhio non ha mai commesso un adulterio, perché questo peccato non rientra nelle sue azioni; e neppure la mano ha mai commesso furto, perché essa è per sua natura priva d’intelligenza. Vi sono adulteri ciechi e ladri monchi; non pensare, perciò, che la causa dei peccati sia nella mano o nell’occhio. Ma è il tuo spirito piuttosto che vede qualcosa e lo brama; contro di lui devi combattere. È la bramosia cattiva che ti è di impaccio: taglia essa via da te e gettala lontano: ciò ti è comandato. Il pazzo si recide le membra, ma non allontana, con ciò, il male da sé. Una parte del suo corpo in tal modo è stata asportata e gettata, ma il peccato è ancora attivo in lui. Le membra ubbidiscono alla tua anima come docili discepoli, e configurano le loro azioni secondo il modello da essa proposto.
All’uomo esteriore corrisponde quello interiore, e l’uomo percepibile al di fuori è simile a quello nascosto, all’uomo spirituale. Anche l’uomo interiore ha occhi, ha orecchie e mani, proprio come quello esteriore e ha i suoi sensi. Chiudi i tuoi occhi e comprenderai che non solo l’organo visivo corporeo può vedere; tappa le orecchie e odi il tumulto dei tuoi pensieri! Vedi: esso ti travolge in una guerra crudele; perché tendi le tue orecchie a ciò che sta di fuori? Vedi: in casa tua vi sono i ladri; dove corri tu, dietro di loro? Perché dunque le tue membra hanno peccato? Combatti contro la tua anima! Ciò che è esterno non è in te causa di peccato: con l’interno devi sostenere battaglia. Ma anche se riuscissero a tagliare dal loro corpo la concupiscenza malvagia coloro che si son mutilati delle proprie stesse membra, non otterrebbero con ciò la giustizia.
Anche l’Apostolo, come abbiam visto sopra, biasima quei vili che sono crudeli col loro corpo, ma non vivono in onore, come conviene. Secondo la tua idea, quale tuo membro sarebbe tanto aggravato di peccati che, amputando esso solo, tu possa allontanare il male dal tuo corpo? I tuoi discorsi sono peggiori di un adulterio e ciò che ascolti è più perverso del furto; la tua bocca commette continuamente il grave crimine dell’omicidio, le tue labbra sono come un arco teso e le tue parole producono ira; senza pietà ricopri di ridicolo coloro che si rivolgono a te. La tua lingua è più acuta di una spada e il tuo occhio è rivolto al male. Tutto ciò è in te nascosto, e tu credi che vi sia un unico male? Se tu vuoi tagliarti un membro, taglia piuttosto questo male che hai dentro. Invece che un membro, che non ha peccato, colpisci la causa di tutte le colpe, non essere un giudice ingiusto tra il tuo corpo e la tua anima; come arbitro, non condannare l’innocente invece del colpevole. Rimprovera l’uomo spirituale che sta nascosto in te e rivolgi il tuo furore verso chi in te si cela, non verso chi in te è visibile!


Vangelo Mc 9,38-43.45.47-48
Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala. 

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

giovedì 17 settembre 2015

San Basilio, Se uno vuol essere il primo... (XXV Domenica Tempo Ordinario B)

XXV Domenica Tempo Ordinario B

Se uno vuol essere il primo...
San Basilio, Omelia sull'umiltà,5-6

Ricordati di quel proverbio: « Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia» (Gc 4, 6). Sia presente nella tua mente la parola del Signore: « Chi si abbasserà sarà innalzato, e chi si innalzerà sarà abbassato » (Mt 23, 12)… Se ti sembra di avere qualcosa di buono, mettilo sul tuo conto, ma senza dimenticare le tue colpe; non gonfiarti del bene che hai fatto oggi, non scartare il male recente e passato; se il presente è per te motivo di vanagloria, ricordati il passato; così inciderai questo stupido ascesso! E se vedi peccare il tuo prossimo, guardati dal considerare in lui soltanto questa colpa, ma pensa pure al bene che fa o ha fatto; e sovente, lo scoprirai migliore di te, se esamini l’insieme della tua vita, e non fai il calcolo di cose frammentarie, perché Dio non esamina l’uomo in modo frammentario… Ricordiamoci spesso tutto ciò per preservarci dalla superbia, abbassandoci per essere innalzati.
Imitiamo il Signore che scese dal cielo fino all’ultimo abbassamento… Ma dopo un tale abbassamento, fece risplendere la sua gloria, glorificando con lui coloro che erano stati disprezzati con lui. Tali infatti erano i suoi primi discepoli, che poveri e nudi, percorsero l’universo, senza alcuna parola di Saggezza, senza scorta fastosa, ma soli, erranti e nella pena, vagabondi sulla terra e sul mare, battuti con le verghe, lapidati, perseguitati e in fine messi a morte. Tali sono per noi gli insegnamenti divini del Padre nostro. Imitiamoli per giungere, anche noi, alla gloria eterna, quel dono perfetto e vero di Cristo.


Vangelo Mc 9, 30-37
Il Figlio dell'uomo viene consegnato... Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. 

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnào. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

venerdì 11 settembre 2015

San Cirillo di Gerusalemme, E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire (XXIV Domenica Tempo Ordinario B)

XXIV Domenica Tempo Ordinario B

E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire
Cirillo di Gerusalemme, Catechesi 13, 3-4 

Non dobbiamo vergognarci della croce del Salvatore, ma anzi gloriarcene. Perché se è vero che la parola della croce è « scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani » (1 Cor 1, 18.23), per noi è fonte di salvezza. Se per quelli che vanno in perdizione è stoltezza, per noi che siamo stati salvati è fortezza di Dio. Infatti non era un semplice uomo colui che diede la vita per noi, bensì il Figlio di Dio, Dio fatto uomo. Se una volta quell’agnello, immolato secondo la prescrizione di Mosè, teneva lontano l’angelo sterminatore, non dovrebbe avere maggior efficacia per liberaci dai peccati « l’Agnello che toglie il peccato del mondo » (Gv 1, 29) ?
Sì, Gesù ha veramente sofferto per tutti gli uomini. La croce non era un simulacro. Altrimenti anche la redenzione sarebbe stato un simulacro. La morte non era un’illusione; la Passione fu reale. Cristo è stato veramente crocifisso; non dobbiamo vergognarcene. È stato crocifisso; non dobbiamo negarlo. Anzi, lo dico con fierezza… Riconosco la croce perché ho conosciuto la risurrezione. Se il crocifisso fosse rimasto nella morte, forse non avrei riconosciuto la croce e l’avrei nascosta, come pure avrei nascosto il mio Maestro. Invece la risurrezione ha fatto seguito alla croce, e non mi vergogno di parlare di essa.

Dobbiamo dunque gloriarci piuttosto che vergognarci della  croce del Salvatore, perché parlare di croce è scandalo per i giudei e pazzia per i greci, ma per noi è annunzio di salvezza. La croce, follia per quanti vanno alla perdizione, per noi che da essa abbiamo la salvezza è potenza di Dio, in quanto come detto chi su di essa morì era il Figlio di Dio, Dio fatto uomo e non un semplice uomo. Se ai tempi di Mosè un agnello poté allontanare l’angelo sterminatore, logicamente e molto più efficacemente l’Agnello di Dio poté addossarsi i peccati del mondo per liberarlo dalle sue colpe. Se poté il sangue d’un ovino senza ragione diventare un’efficace salvaguardia, non poté e non dové con maggiore efficacia procurarci salvezza il sangue dell’Unigenito? Chi non crede che il Crocifisso ne abbia avuto il potere, lo chieda ai demoni che ne sanno qualcosa; se non crede alle parole, creda all’evidenza dei fatti: ai demoni non ha incusso paura nessun altro fra i tanti che sono stati crocifissi sulla terra: il Cristo, crocifisso per noi, terrorizza i demoni con il solo segno della sua croce, per il fatto stesso di essere morto in croce non come gli altri giustiziati perché colpevoli, ma per le colpe altrui. Sta scritto: «Egli non fece peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca», e lo disse non Pietro che potremmo sospettare di benevolenza verso il suo Maestro, bensì Isaia che non vide Cristo presente con i suoi occhi di carne ma ne previde l’avvento nella carne con quelli dello spirito. Perché del resto produrre soltanto questa testimonianza del profeta? Prendi come testimone lo stesso Pilato che fu suo giudice e lo condannò, ma disse: «Non trovo colpa alcuna in quest’uomo», poi lo consegnò ma se ne lavò le mani e protestò: «Sono innocente del sangue di costui». Prendi anche la testimonianza del ladrone, primo a ottenere da Cristo il paradiso, che riprendeva il vicino dicendogli: «Noi abbiamo la pena che ci meritiamo, ma egli non ha fatto alcun male; al giudizio eravamo presenti sia io che tu»

Gesù dunque patì veramente per tutti gli uomini. La sua croce non fu mèra apparenza, altrimenti sarebbe anche un’apparenza la nostra redenzione. La sua morte non fu immaginaria, altrimenti sarebbe anche un mito la nostra salvezza. Se la sua morte non fosse stata reale avrebbero insinuato la verità quanti dicevano: «Ci siamo ricordati che quel seduttore da vivo affermava: “Dopo tre giorni risorgerò”...». No, fu vera la sua passione; vera infatti fu la sua crocifissione, della quale non ci vergogniamo affatto. Fu crocifisso, e noi non lo rinneghiamo; ne parlo e me ne glorio!. Se invero qui ora lo negassi, insorgerebbero per confutarmi questo Golgota dove adesso siamo tutti riuniti, il legno della croce che questo paese ha ormai distribuito per tutta la terra in piccoli frammenti. Riconosco del resto la croce dopo averne conosciuto la risurrezione, perché se il crocifisso fosse rimasto morto, forse piuttosto che riconoscere il mio Maestro lo nasconderei assieme alla sua croce. Ve ne parlo senza vergogna perché dopo la crocifissione ci fu la risurrezione.

Vangelo Mc 8, 27-35
Tu sei il Cristo... Il Figlio dell'uomo dove molto soffrire.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. 
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

venerdì 4 settembre 2015

Gregorio Nazianzeno, Ottenuto il perdono, persevera! (XXIII Domenica Tempo Ordinario B)

XXIII Domenica Tempo Ordinario B


Ottenuto il perdono, persevera!
Gregorio Nazianzeno, Oratio LX, in sanat. Bapt., 33 s.

Ieri eri la Cananea, piegata a terra dal peccato; oggi, grazie al Verbo, stai dritta. Non ti far piegare un’altra volta, come da un giogo posto sul tuo collo dal demonio, che ti opprime al punto da non consentirti di raddrizzarti. Ieri perivi per il tuo flusso di sangue, perché un rosso e sanguigno peccato veniva fuori da te, oggi, fermato il profluvio, torni a fiorire. Hai toccato la frangia del mantello di Cristo e il sangue s’è fermato. Fa’ in modo che la purificazione duri, per non ricadere nella malattia, perché non sai se poi riuscirai un’altra volta a toccar il lembo di Cristo, per ricuperar la salute. Cristo non ha piacere che gli si porti via troppe volte qualche cosa, anche se è tanto benevolo e accessibile. Ieri stavi in un letto, inerte, e non avevi uno che ti calasse nell’acqua al movimento dell’angelo; oggi hai trovato l’uomo, che è lo stesso Dio e, più precisamente, è uomo e Dio. Sei stato sollevato dal tuo lettuccio, anzi, hai sollevato tu il tuo lettuccio e lo hai mostrato, come un monumento del beneficio che avevi ricevuto. Stai attento a non ritornare, tornando al peccato, nell’inerzia di quel lettuccio. Al contrario, allontanati e ricorda il precetto: "Ecco, sei guarito; non peccare più, perché non ti accada di peggio" (Gv 5,14), se dopo un tal beneficio sei trovato cattivo. Sentisti, mentre giacevi nel sepolcro, questa voce potente - che cosa è più forte della voce del Verbo? - "Lazzaro vieni fuori" (Gv 11,43); e sei venuto fuori, non dopo solo quattro giorni, ma dopo tanti, e sei tornato alla vita libero dai vincoli della morte, insieme a quel morto di tre giorni. Guarda di non morire un’altra volta e di non finire ancora, con le funi dei tuoi peccati, tra coloro che abitano nei sepolcri; non sai se sarai risuscitato un’altra volta dal sepolcro, prima dell’ultima e universale risurrezione, la quale porterà al giudizio tutte le tue azioni, non per curarle, ma per giudicarle, e perché ne renda conto...

Fino a ieri l’avarizia faceva secca la tua mano, oggi la faccia morbida la beneficenza. È una splendida cura della mano il distribuire, il dare ai poveri le cose di cui abbondiamo, darle fino a toccare il fondo (forse da quel fondo verrà il tuo alimento, come avvenne una volta alla vedova di Sarefta, specialmente se ti capiterà di nutrire Elia); sappi che è distinta ricchezza il soffrire indigenza per quel Cristo, che per noi soffrì la povertà. Se eri sordo e muto, risuoni il Verbo alle tue orecchie; o, piuttosto, trattieni colui che ha parlato, perché all’ammonizione del Signore non presenti, come un serpente incantato, delle orecchie serrate. Se sei cieco, illumina i tuoi occhi, per non addormentarti nella morte. Nella luce del Signore fissa la luce, nello Spirito di Dio riconosci il Figlio, riconosci dico, Dio trino, quella luce una e indivisa. Se accetti Cristo interamente, puoi raccogliere nella tua anima tutte le guarigioni con le quali tutti i malati uno alla volta furono guariti. Stai solo attento a non ignorare la grandezza della grazia, perché, mentre tu dormi e non sei ben saldo, il nemico non ti semini della zizzania. Stai anche attento che, vittima dell’invidia del demonio per la tua purità, non ti riduci un’altra volta alla miseria. Stai attento che, concedendoti troppo alla gioia d’una opera buona, non t’invanisca e abbia a cadere, mentre ti porti troppo in alto. Stai attento a non rallentar mai la cura della tua purificazione; cerca di crescere, anzi, e con molta diligenza proteggi il perdono ricevuto per grazia di Dio; in modo che si possa dire che, mentre il perdono è venuto da Dio, la conservazione della remissione è anche opera tua.


Vangelo Mc 7, 31-37
Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».