giovedì 26 maggio 2016

Agostino, Credere per capire (SS. Corpo e Sangue del Signore C)


SS. Corpo e Sangue del Signore C

Credere per capire
Agostino, Discorsi 272

Ciò che dunque vedete è pane e vino; ed è ciò che anche i vostri occhi vi fanno vedere: ma la vostra fede vuol essere istruita, il pane è il corpo di Cristo, il vino è il sangue di Cristo. Veramente quello che è stato detto in poche parole forse basta alla fede: ma la fede desidera essere istruita. Dice infatti il profeta: Se non crederete, non capirete (Is 7,9). Infatti voi potete dirmi: «Ci hai insegnato a credere, fa’ in modo che noi comprendiamo». Nel proprio animo qualcuno può pensare: «Sappiamo che Nostro Signore Gesù Cristo nacque da Maria Vergine. Da bambino fu allattato, nutrito; quindi crebbe, divenne giovane, fu perseguitato dai Giudei, fu messo in croce, morì in croce, fu deposto dalla croce, fu sepolto, il terzo giorno risuscitò come aveva stabilito, salì in cielo; come è asceso così verrà a giudicare i vivi e i morti; quindi ora siede alla destra del Padre: come può il pane essere il suo corpo? E il calice, ossia il vino che il calice contiene, come può essere il suo sangue?». Ma queste cose, fratelli, si chiamano Sacramenti, poiché in essi una cosa si vede, un’altra si intende. Ciò che si vede ha un aspetto corporeo, ciò che si intende ha sostanza spirituale. Se dunque vuoi farti una idea del corpo di Cristo, ascolta l’Apostolo che dice ai fedeli: Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra (1Cor 12,27). Perciò se voi siete il corpo e le membra di Cristo, il vostro mistero risiede nella mensa del Signore: voi accettate il vostro mistero. A ciò che siete voi rispondete Amen, e così rispondendo voi l’approvate. Infatti tu senti: «Il Corpo di Cristo»; e rispondi Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia vero quell’Amen. Perché dunque nel pane? Qui non aggiungiamo nulla di nostro, ascoltiamo sempre lo stesso Apostolo che, parlando di questo sacramento, dice: Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo (1Cor 10,17): comprendete e gioite; unità, verità, pietà, carità. Un pane solo: che cos’è questo solo pane? Pur essendo molti siamo un corpo solo. Ricordatevi che il pane non si ottiene da un solo chicco di grano, ma da molti. Quando venivate esorcizzati era come se foste macinati. Quando siete stati battezzati, come se foste impastati. Quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo, come se foste cotti. Siate ciò che vedete e accettate quello che siete. Questo ha detto del pane l’Apostolo. Quindi quello che intendiamo col calice, anche se non è stato detto, lo ha mostrato sufficientemente. Infatti come molti chicchi si fondono in uno solo per avere la forma visibile del pane, così avvenga ciò che la Sacra Scrittura dice dei fedeli: Essi avevano un cuor solo e un’anima sola rivolti verso Dio (At 4,32): ed è così anche per quanto riguarda il vino. Fratelli, ricordate da che cosa si ricava il vino. Molti sono i chicchi che pendono dal grappolo, ma poi tutti si mescolano in un solo liquido. Cristo Signore ha voluto che noi fossimo così, ha voluto che noi gli appartenessimo, ha consacrato alla sua mensa il mistero della pace e della nostra unità. Chi accoglie il mistero dell’unità, ma non mantiene il vincolo della pace, non accoglie il mistero in suo favore, ma una prova contro di sè.



Vangelo Lc 9, 11b-17
Tutti mangiarono a sazietà. 

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.


giovedì 19 maggio 2016

Gregorio Nazianzeno, Lode delle tre luci (Santissima Trinità C)




Santissima Trinità C

Gregorio Nazianzeno, Lode delle tre luci
Poemi teologici, sez. I,2,3 

So che attraversiamo il mare con piccole navi, | con deboli ali puntiamo verso il cielo trapunto di stelle, | mentre parliamo di Dio a quanti lo cercano, | quel Dio che nemmeno gli abitanti del cielo son capaci di onorare come conviene.

Ma tu, Spirito di Dio, stimola la mia mente e la mia lingua, | tromba squillante della verità, | perché tutti possano godere col cuore immerso nella pienezza di Dio.

Un solo Dio, senza principio né causa, | non circoscritto da cosa alcuna preesistente o futura, | infinito che abbraccia il tempo, | grande Padre del grande e santo Figlio unigenito: | purissimo spirito, nulla ha sofferto nel Figlio di quanto egli ha patito nella carne.

Unico Dio, distinto nella persona, ma non nella divinità, è il Verbo divino. | Egli è la viva impronta del Padre, unico Figlio di colui ch’è senza principio, | solo dal solo, uguale, | sì che mentre quegli rimane pienamente genitore, | egli, il Figlio, è anche lui creatore e reggitore del mondo, | forza e intelligenza del Padre.

Cantiamo dapprima il Figlio, | adorando il sangue che fu espiazione dei nostri peccati. | Infatti, senza nulla perdere della sua divinità, mi salvò, | chinandosi, medico, sulle mie ferite purulente. | Era mortale, ma Dio; | discendente di Davide, ma creatore di Adamo; | rivestito di corpo, ma non partecipe della carne. | Ebbe una madre, ma vergine; circoscritto, ma immenso. | Fu vittima, ma anche pontefice; sacerdote, eppure Dio. | Offrì a Dio il suo sangue, e purificò il mondo intero. La croce innalzò lui, ma i chiodi confissero il peccato. | Si confuse tra i morti, ma dalla morte risuscitò, | e richiamò alla vita molti ch’eran morti prima di lui: | in questi era la povertà dell’uomo, in lui la ricchezza dello spirito. | Ma tu non gridare allo scandalo, | come se la vicenda umana fosse disdicevole a Dio: | anzi, onora ancor più la divinità nella sua forma terrena, | che il Figlio incorruttibile ha assunto, spinto dall’amore per te.

Anima, perché indugi? Canta anche la gloria dello Spirito: | non separare, nel tuo discorso, ciò che la natura non ha diviso. | Tremiamo davanti al potente Spirito, come davanti a Dio: | è per mezzo di lui che ho conosciuto Dio. | Egli è evidentemente Dio, è lui che mi fa diventare Dio: onnipotente, autore di doni diversi, suscita inni nel coro dei santi; | dà vita agli abitanti del cielo e della terra, regna nei cieli. | Forza divina che procede dal Padre, non è soggetto a potere alcuno. | Non è figlio: uno solo è infatti il Figlio santo dell’unico Bene. | E non è al di fuori della indivisibile divinità, ma è pari nell’onore.

Trinità increata, al di fuori del tempo, | santa, libera, ugualmente degna di adorazione: unico Dio che governa il mondo con triplice splendore! | Da tutti e tre, col battesimo, io vengo rigenerato nell’uomo nuovo: | distrutta la morte, avanzo nella luce, risorto a nuova vita. | Se, dunque, Iddio mi ha tutto purificato, | io debbo adorarlo nella pienezza del suo tutto.



Vangelo Gv 16, 12-15
Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve l'annunzierà.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

giovedì 12 maggio 2016

Cromazio d’Aquileia, La Chiesa di Cristo è là dove viene predicata l’incarnazione di Cristo dalla Vergine (Domenica di Pentecoste C)


Domenica di Pentecoste C


La Chiesa di Cristo è là dove viene predicata l’incarnazione di Cristo dalla Vergine 
Cromazio d’Aquileia, Discorsi, 30

Dopo che il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo morì, risuscitò e ascese al cielo, la sua Chiesa formata da un centinaio di persone si riunì nel cenacolo al piano superiore, con Maria madre di Gesù e con i suoi fratelli. Non si può parlare di Chiesa dove non c’è Maria madre del Signore coi suoi fratelli. La Chiesa di Cristo infatti è lì, dove viene predicata l’incarnazione di Cristo dalla Vergine. E dove predicano gli apostoli, fratelli del Signore, si ascolta il vangelo. 

All’inizio, dopo l’ascensione del Signore al cielo, la Chiesa contava appena centoventi uomini, poi aumentò tanto da riempire tutto il mondo di innumerevoli popoli. Che questo sarebbe avvenuto lo manifesta lo stesso Signore nel vangelo, dicendo agli apostoli: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,23). 

E veramente un frutto abbondante ha portato la risurrezione del Signore, dopo la sua passione per l’umana salvezza. Nel grano di frumento il nostro Salvatore vuol indicare il suo corpo. Dopo la sua sepoltura portò un frutto innumerevole, perché con la risurrezione del Signore sono spuntate in tutto il mondo spighe di virtù e messi di popoli credenti. La morte di uno solo è diventata la vita di tutti. 

A ragione, in un altro passo del vangelo, fa questo paragone: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami» (Mt 13,31-32). Al granellino di senapa il Signore ha paragonato se stesso che, pur essendo il Signore della gloria, di una maestà eterna, si fece il più piccolo di tutti, degnandosi di nascere piccolo bambino dalla Vergine. 

Viene seminato in terra quando il suo corpo è consegnato al sepolcro. Ma dopo che è risorto, per la gloria della risurrezione si è innalzato da terra, per diventare un albero sui cui rami abitano gli uccelli del cielo. In questo albero era rappresentata la Chiesa, che dopo la morte di Cristo è risorta nella gloria. I suoi rami non sono che gli apostoli, poiché come i rami con naturalezza ornano l’albero, così gli apostoli con lo splendore della loro grazia ornano la Chiesa di Cristo. 

Nei rami si vedono abitare gli uccelli del cielo. In questi uccelli del cielo siamo allegoricamente raffigurati noi, che entrando nella Chiesa di Cristo riposiamo sulla dottrina degli apostoli come su rami. 

All’inizio dunque, dopo l’ascensione del Signore, la Chiesa contava solo pochi uomini, ma poi crebbe tanto da riempire tutto il mondo, non solo le città, ma anche le diverse nazioni. Credono i Persi, credono gli Indi, crede tutto il mondo. I popoli sono condotti nella pace all’ossequio di Cristo non dal terrore della spada o dalla paura dell’imperatore, ma dalla sola fede in Cristo. E se la necessità lo richiede, sono pronti a dare la vita per il loro Re piuttosto che perdere la fede. E giustamente, perché questo Re per cui combattiamo premia i suoi soldati anche dopo la morte. Il re del mondo non può dare niente dopo la morte al soldato che si è lasciato uccidere per lui, perché anch’egli è soggetto alla morte; ma Cristo-re premierà con l’immortalità i suoi soldati che si sono lasciati uccidere per lui. Il soldato del mondo, se è ucciso per il re, è vinto. Il soldato di Cristo, invece, vince maggiormente quando merita di essere ucciso per Cristo.



Vangelo Gv 14, 15-16. 23-26
Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».