Solennità di Tutti i Santi
L’amore dovuto ai santi
Giovanni Damasceno, Sulla fede ortodossa 4, 15
Bisogna rendere il dovuto onore ai santi, come amici di Cristo, come figli ed eredi di Dio, secondo le parole di Giovanni teologo ed evangelista: A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio (Gv 1,12). Quindi non sono più schiavi, ma figli; e se figli, sono anche eredi (Gal 4,7). Eredi di Dio, coeredi di Cristo (Rm 8,17). Anche il Signore nei santi Vangeli dice agli apostoli:Voi siete miei amici (Gv 15,14). E: Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone (Gv 15). Per questo se egli è chiamato Re dei re Signore dei signori, Dio degli dèi, Creatore e Signore supremo di tutte le cose, ne consegue inevitabilmente che anche i santi sono dèi, signori e re. Il loro Dio è il Dio che è ed è chiamato Signore e Re. Io infatti, disse a Mosè, sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe (Es 3,6). Che forse Mosè da Dio non fu reso come un dio per il faraone? Inoltre li chiamo dèi, re e signori, non per natura, ma per il fatto che comandando alle proprie passioni e dominandole, conservarono immutata la somiglianza all’immagine divina, secondo la quale erano stati creati (infatti si chiama anche re l’immagine che lo rappresenta), come anche perché per libera volontà si sono uniti a Dio, e ospitandolo nel loro cuore, sono divenuti per mezzo della grazia ciò che egli è per sua natura. Che cosa dunque ci spinge ad onorare coloro che sono servi, amici e figli di Dio? In verità l’onore che si rende ai servi migliori è prova di un animo affezionato al comune signore.
Essi sono divenuti le dimore pronte e pulite di Dio, poiché dice il Signore: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio (Lv 26,12). Ed ancora leggiamo nella Sacra Scrittura: Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e la morte non le toccherà(Sap 3,1). Infatti la morte dei santi è sonno più che morte. Faticarono in questo mondo e vivranno in eterno (Sal 18,9-10). E:Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi santi (Sal 115,15). C’è forse una cosa più preziosa dell’essere nelle mani di Dio? Dio infatti è la vita e la luce. E quindi coloro che sono nelle mani di Dio sono anche nella vita e nella luce.
Che poi anche con lo Spirito Dio abbia abitato nei loro corpi lo afferma l’Apostolo: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui (1Coe 3,16-17). Perché allora non bisognerebbe rendere onore ai templi animati di Dio e ai suoi tabernacoli viventi? Questi finché vissero furono con fiducia presso Dio...
I santi non sono da annoverare tra i morti. Essi sono i patroni di tutto il genere umano. Secondo la legge chiunque toccava un morto era ritenuto immondo. Ma i santi non si devono considerare nel numero dei morti. Da quando infatti colui che è la vita stessa è stato considerato tra i morti anche l’artefice della vita, in nessun modo chiamiamo morti coloro che si addormentarono con la speranza della resurrezione e con la fede in lui. Come potrebbe infatti un morto operare miracoli? Come mai dunque per opera loro i demoni vengono scacciati, le malattie debellate, i malati guariti, i ciechi recuperano la vista, i lebbrosi sono mondati, le tentazioni e le afflizioni disperse, ogni dono perfetto per mezzo loro discende dal Padre della luce a coloro che chiedono con ferma fede? Che cosa non faresti per trovare un protettore che ti presentasse ad un re di questo mondo ed intercedesse per te presso di lui? Perciò, non dobbiamo forse onorare quelli che sono i patroni di tutto il genere umano e che supplicano Dio per noi? Senz’altro bisogna onorarli, ed in verità in modo da erigere in loro onore templi a Dio, fare offerte, venerarne la memoria e trovare in essa il diletto spirituale: in ogni caso quella letizia di cui si compiacciono essi che ci invitano, mentre cerchiamo di propiziarceli, a non offenderli piuttosto, né a muoverli a sdegno. Infatti Dio si onora con ciò di cui anche i suoi servi si dilettano. E con le stesse cose con cui si offende Dio, si offendono anche i [suoi] soldati. Per questo con i salmi, gli inni, i cantici spirituali, anche con la contrizione, con la pietà verso i poveri, con cui si onora soprattutto Dio, noi, che siamo fedeli, dobbiamo venerare i santi. Innalziamo a loro statue e simulacri che siano in vista: anzi, imitando le loro virtù, cerchiamo di diventare i loro simulacri e le loro immagini viventi. Onoriamo la Deipara come vera Madre di Dio; il profeta Giovanni, come precursore e battista, apostolo e martire, poiché il Signore disse: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista (Mt 11,11): in verità egli fu il primo ad annunziare il Regno. Onoriamo anche gli Apostoli, come fratelli del Signore, che lo videro con i loro occhi e lo sostennero nelle sue sofferenze, poiché quelli che egli [il Padre] da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo (Rm 8,29); alcuni... li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come pastori e maestri (1Cor 12,28). Onoriamo anche i martiri scelti da ogni categoria di persone, come soldati di Cristo, che bevvero il suo stesso calice e che furono battezzati col battesimo della sua morte vivifica, come compagni della sua passione e gloria (di cui fu l’antesignano l’apostolo e protomartire Stefano); così pure onoriamo i nostri santi padri e i monaci ispirati da Dio, che sopportarono il martirio della coscienza, più lungo e più penoso; che andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra - di loro il mondo non era degno!. Infine onoriamo coloro che vissero prima del tempo della Grazia, i profeti, i patriarchi, i giusti che preannunziarono la venuta di Cristo. Considerando il modo di vivere di tutti questi, imitiamone la fede, la carità, la speranza, il fervore, la vita la tolleranza delle sofferenze, la pazienza fino al martirio, per diventare noi stessi compagni e partecipi della medesima gloria.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».